Monachino
di Paolo Gioffredi,
da "Storie della Sambuca" 2001
L'abitato di Monachino è situato a 700 mt sul livello del mare in un punto dove la stretta valle della Limentra orientale si allarga notevolmente, dando spazio ad ampie pasture. E' immerso nell'estesa foresta che ricopre tutta la valle: in alto gli fanno corona le cime del monte La Croce (1318) il più alto della Sambuca, del Monte Bucciana (1204), del Poggio Cicialbo (1173).
Trovasi in posizione alquanto isolata, perché il centro abitato più vicino, l'Acqua, dista quattro chilometri e come tutti i piccoli paesi del comune si spopola d'inverno: qualche residente tuttavia, saldamente legato alla sua terra, rimane al Monachino tutto l'anno. Tutto l'anno inoltre vi è attivo un pubblico locale con servizio di bar e ristorante.
Il paese risale al XVI secolo come dipendenza del Pian del Toro: è storicamente legato alla famiglia De' Pazzi. Alla fine del Cinquecento, funzionava in questa località una ferriera voluta dal Granduca di Toscana. Veniva lavorata ghisa di provenienza elbana producendo armature, sempre di buona qualità e talvolta anche di pregio. In seguito all'eccessivo sfruttamento del patrimonio boschivo - la legna ed il carbone vegetale proveniente dai dintorni costituivano la fonte energetica per il funzionamento della ferriera - nel giro di pochi anni la zona rimase del tutto priva di copertura vegetale e l'opificio fu chiuso e trasferito nella zona di Maresca.
Secondo alcune fonti orali il nome di Monachino potrebbe derivare da un monaco proveniente dalla non lontana Badia a Taona; sempre secondo la tradizione questo insediamento avrebbe origine dalla venuta nei primi anni del Cinquecento di un certo Matteo Bianchi, perseguitato politico lucchese che qui trovò rifugio. In paese molte famiglie hanno cognome Bianchi, ed addirittura un ponte sulla Limentra è detto Ponte de' Bianchi.
La lingua parlata in zona è di tipo toscano, sia per il lessico sia per gli aspetti fonetici, ed è simile a quella parlata a Torri ed a Frassignoni.
La chiesa intitolata a S. Stefano Papa risale al 1838. In precedenza la chiesa, sotto lo stesso titolo, era a Pian del Toro, un pianoro situato a monte del paese. A margine della strada provinciale che da Monachino conduce a Pistoia un'edicola porta la seguente epigrafe:
"A ricordare che in questa solitudine detta pian del toro sorgeva anticamente la chiesa parrocchiale dedicata a s. Stefano per comodo della popolazione nell'anno 1838 trasferita sotto il medesimo titolo al monachino veniva edificata questa edicola a cura dell'amministrazione forestale perchè la preghiera del pio viandante continuasse ad innalzarsi devota da questo luogo un di' a dio consacrato."
Nei pressi del Ponte de' Bianchi si può vedere una ruota metallica ad asse orizzontale con varie pale. Questo impianto, costruito nell'immediato dopoguerra e che utilizzava la gora del preesistente mulino ad asse verticale, generava la corrente elettrica ad uso della zona militare di Monte la Croce e Monachino.
Buoni sentieri o vie mulattiere permettono interessanti escursioni verso il Rifugio Pacini-La Rasa, Cascina di Spedaletto-Acquerino, Badia a Taona. Di particolare interesse il Sasso del Consiglio, con numerosissime incisioni rupestri, che si trova a poche centinaia di metri di distanza.