I Sassi Scritti
I Sassi Scritti
di Piero Balletti
in "Storie della Sambuca", 2001
La terra di Sambuca si propone al turista e all'escursionista per gli aspetti naturalistici ed ambientali delle sue verdissime valli; ma anche per le testimonianze di una cultura e di una civiltà montana che risalgono talora ad epoche lontane. Questa terra di confine è stata a lungo contesa, da longobardi e bizantini dapprima, dai Signori di Stagno e dal Vescovo di Pistoia poi, dai Comuni cittadini di Pistoia e Bologna e si potrebbe continuare. Numerose tracce rimangono della storia passata: i ruderi della Badia a Taona, il castello di Sambuca, il tracciato della Via Francigena che si snodava per queste valli, l'abitato di Spedaletto (in comune di Pistoia ma prossimo al confine sambucano) con l'antico hospitium solo per citarne alcuni.
Solo recentemente si sono imposte all'attenzione degli archeologi, degli storici o semplicemente degli escursionisti alcune incisioni rupestri recentemente riscoperte. Di tale riscoperta il merito principale è di Giuliano Toccafondi del Monachino che, scavando nella memoria sua e dei vecchi del luogo, è riuscito a ritrovare e localizzare i vari «sassi scritti» e la grotta denominata «Tana della volpe» o «Buca del Diavolo» che conserva nelle sue pareti numerose incisioni. Le incisioni sono state censite, cartografate ed analizzate dall'archeologo Leonardo de Marchi: le risultanze del lavoro di indagine e di studio sono state esposte dallo stesso De Marchi nel volume I sassi scritti delle Limentre - Appennino pistoiese e pratese, pubblicato dal Gruppo di studi alta valle del Reno, Porretta Terme 2000. Un'analisi dei siti con sassi incisi si trova anche nel volume di A. Magno e G. MiIlemaci, Indagini archeologiche nel territorio di Sambuca Pistoiese, Quaderni dell'Ecomuseo 4, Provincia di Pistoia 2000, pp. 84-86. Per alcune delle principali emergenze sopra citate propongo una sintetica scheda con la localizzazione geografica, una indicazione su come raggiungerle, una descrizione di massima ed infine un cenno sulla datazione ed interpretazione delle incisioni.
Sasso del Consiglio
Complesso di tre massi di arenaria incisi, situato nel fondovalle della Limentra orientale, presso il casone Al Consiglio (m 706) i cui ruderi si trovano una ventina di metri a monte della strada provinciale Pistoia-Riola, a sud del punto in cui dalla suddetta provinciale ha origine una strada asfaltata che conduce al Rifugio Pacini, del CAI di Prato, posto in zona detta La Rasa. Partendo dal bivio seguire la provinciale in direzione nord (verso L'Acqua), per circa 250 metri: in corrispondenza ad un bosco di conifere a monte della strada salire per una ripida traccia, per poi seguire la stessa verso sinistra per circa cento metri. In corrispondenza ad un palo in legno la traccia torna scendere ripida verso la strada. Dopo pochi metri siamo al Sasso del Consiglio. I massi sono pressoché completamente ricoperti di incisioni di varia tipologia: secondo De Marchi (op. cit.) nel masso principale si possono evidenziare tre fasi incisorie.
I fase, più antica: segni a "phi", motivi antropomorfi, simboli a raggiera o a cerchi di coppelle, motivi geometrici
II fase, temporalmente successiva: numerosissimi motivi cruciformi, spesso con coppelle all'estremità, ed antropomorfi cruciformi
III fase: motivi cruciformi ed iscrizioni di carattere religioso, in particolare un monogramma di Cristo, di cospicue dimensioni.
Nei pressi del Sasso del Consiglio d'inverno sono visibili i "Fumazzi": vapori tiepidi esalanti da fratture della roccia che al freddo condensano rendendosi visibili. In passato possono essere stati interpretati come manifestazioni magiche. De Marchi propone per il Sasso del Consiglio la denominazione di "sito su frattura rocciosa sotterranea con scaturigine di vapori, a funzione magico sacrale".
Sasso alla Pasqua
Situato a 1150 metri di quota, poche decine di metri a monte della c.d. «strada tagliafuoco» che collega La Badia a Taona al paese di Torri, all'altezza del punto ove nella stessa si inserisce il sentiero CAI n. 11 proveniente dalla Forca o Cinque vie. Consta di un complesso di tre massi posti lungo una antica via di collegamento transappenninico, ancora riconoscibile da questo punto fino alla Badia a Taona. Sul primo masso o Sasso alla Pasqua propriamente detto, De Marchi individua le fasi incisorie più arcaiche nell'angolo superiore destro, caratterizzate da segni a "phi", da alcune coppelle, da due antropomorfi e da un simbolo sessuale femminile. Meno evidente una successiva fase con croci a coppelle. Di epoca recente, infine, sono alcuni cartigli con iniziali e date.
Poco a monte, sempre lungo la evidente strada mulattiera che costituiva l'arcaico percorso transappenninico, un secondo masso caratterizzato dalla presenza di due grandi motivi a disco.A breve distanza da quest'ultimo un'altra superficie in cui l'incisione più evidente è un «segno a "phi", in posizione centrale e di tipologia arcaica, con patina estremamente consunta». L'autore citato propone per il Sasso alla Pasqua la denominazione di «sito di cresta a funzione viabile-sacrale».
Pochi metri a monte del Sasso si trova un pianoro, ove gli studiosi Magno e Millemaci hanno individuato «i resti di una capanna a pianta ellissoidale (consistenti in alcune pietre irregolari di arenaria, delimitanti il perimetro della struttura), forse legata ad attività connesse alla silvicoltura».
Tana della Volpe o Buca del Diavolo
È una grotta originata da un'ampia spaccatura della roccia, che è costituita da potenti banchi di arenaria. Si trova in un'area a castagneto sul versante destro della valle della Limentrella, ad una quota di circa 900 metri, non distante dalla strada mulattiera che costituiva, prima del tracciamento della attuale strada rotabile, il collegamento fra Treppio e Torri. È indicata come sentiero n. 21 dalla segnaletica del CAI. La cavità dagli abitanti di Torri è conosciuta come Tana o Tana della volpe. Tale toponimo ha riscontro nei Catasti granducali del 1665 e 1730: Tanarella della Volpa, Tana della Volpe (Dizionario toponomastico della Sambuca Pistoiese, a cura di N.Rauty, Soc. pist. di storia patria, Pistoia 1993, p. 167). Più recente è la denominazione di Buca del Diavolo.
Secondo la tradizione un piccolo maiale penetrato nella grotta ne sarebbe uscito a grande distanza: a Casa Zoppi secondo alcuni, a Campaldaio secondo altri.
La grotta è agevolmente percorribile per una quindicina di metri: sulle sue pareti sono visibili numerosissime incisioni, considerate di grande complessità ed interesse, che sarebbero riferibili ad un ampio arco temporale, a partire da epoche antiche. De Marchi propone la definizione "sito entro frattura rocciosa sotterranea, a funzione magico-sacrale". Ho potuto personalmente osservare all'interno della Tana una fauna caratteristica: il Pipistrello (gen. Vespertilio o Pipistrellus s.p.), il Geotritone (Speleomanthes italicus), il Grillo delle grotte (Dolichopoda azami).