Archeologia del territorio di Sambuca Pistoiese

Ultima modifica 7 maggio 2021

Archeologia del territorio di Sambuca Pistoiese

di Andrea Magno e Giovanni Millemaci
in "Le Valli della Sambuca", 1999

L'inserimento del Comune di Sambuca nell'Ecomuseo della Montagna pistoiese ha fornito l'occasione per effettuare una campagna di rilevamento delle emergenze archeologiche del territorio. Le ricognizioni si sono svolte secondo le correnti modalità della ricerca di superficie e hanno consentito di censire un'interessante serie di strutture murarie attribuibili alle epoche altomedievale e comunale.

Uno dei più rilevanti siti storici individuati è un insediamento posto a sud-ovest della località Cerreta, sulla sponda sinistra della Limentra orientale, lungo la vecchia strada per la Badia a Taona. L'abitato appare composto da almeno quattro edifici, dei quali si conservano i resti delle strutture costruite in opera a secco con pietre di arenaria di varia pezzatura. Il sopralluogo ha consentito di recuperare numerosi frammenti di ceramica acroma pertinenti a forme da mensa (20 frr. di testo; 16 frr. di olla; 1 fr. di ciotola; un'ansa di boccale o di brocca). La totale assenza di vasellame invetriato ed ingobbiato, unitamente alla preponderanza di frammenti di testi e di olle (rispettivamente 52,6% e 42,1% del complesso dei materiali), permette di inquadrare cronologicamente l'abitato tra il X e l'XI secolo. La datazione risulta così coincidente con la prima attestazione relativa alla vicina abbazia di S. Salvatore a Fontana Taona (inizio dell'XI sec.), della quale sono visibili tracce murarie pertinenti alla chiesa romanica.

L'importanza strategica che le valli della Limentra hanno posseduto nel corso di tutto il periodo medievale, già nota grazie agli studi effettuati sul castello della Sambuca e sulla strada Francigena che da esso transitava, è stata confermata dalla scoperta di un complesso di fortificazioni disposte a chiusura della vallata della Limentra di Sambuca. Si tratta di strutture realizzate nella tecnica cosiddetta a sacco, con i paramenti interno ed esterno costruiti in opera a secco mediante l'utilizzo di scaglie rudimentali di arenaria di varie dimensioni, disposte su piani irregolari. Il riempimento è costituito da terra mista a piccole pietre della medesima litologia.

Il sistema difensivo finora individuato risulta composto in primo luogo da una serie di imponenti muraglioni che dal crinale discendono verso il fondovalle: lunghi fra 33 e 157 metri e larghi tra 2,14 e 3 metri, essi possiedono un alzato di circa 1,20 metri. Presentano talvolta dei contrafforti rivolti verso meridione e caratterizzati da una forma variabile fra il subtriangolare e il subcircolare.

Sulla sinistra della Limentra, tra il Poggio Torraccia e il Poggio La Croce, sono state scoperte tre strutture di questo tipo, disposte perpendicolarmente all'asse maggiore della valle e parallele fra loro. Sulla destra del torrente se ne conosce per il momento soltanto una, che dal monte La Tosa discende lungo il crinale compreso tra il Rio Fontanoni ed il Fosso del Ronco.

Su entrambe le coste della vallata, a nord rispetto al sistema dei muraglioni, sono state rilevate strutture interpretabili come vere e proprie fortezze, costruite nella stessa tecnica delle murature descritte. L'una, che si trova nei pressi della sommità del Poggio La Croce in località Monte di Castro (ricordato per l'anno 1212 nel Liber censuum, 26), possiede una pianta grossomodo quadrangolare; l'altra, ubicata alle spalle della vetta del monte La Tosa, ha forma ellissoidale, con mura perimetrali larghe tra i 2 e i 3 metri e con un'altezza conservata di circa 1,40 metri.

Probabilmente al medesimo contesto appartengono analoghe strutture situate a nord-est di Treppio presso la località Gaggio (toponimo di origine longobarda derivato da gahagi, «chiusa»), sulla dorsale compresa fra il Fosso di Ca' di Giacchi e quello del Ceppeto. Esse consistono in un ampio 'recinto' con il quale è in connessione un muraglione orientato in senso nord-ovest/sud-est, che discende verso valle.

Data la dislocazione dei descritti sistemi difensivi in corrispondenza reciproca sui due versanti della Limentra di Sambuca e su quello occidentale della Limentra orientale, si può proporre una loro interpretazione nel senso di una «chiusa» militare. La posizione dei contrafforti (rivolti verso sud) e degli accampamenti fortificati (Monte di Castro e Monte La Tosa), dislocati alle spalle dei muraglioni, a nord rispetto ad essi, permette di interpretare tali emergenze come appartenenti a un confine militare posto a difesa del territorio bolognese, lungo la direttrice transappenninica proveniente da quello pistoiese.

La tecnica costruttiva impiegata, la tipologia degli impianti fortificati e la strategia militare alla quale sembrano riferibili, consentono di attribuire le strutture all'epoca altomedievale. Il contesto storico in cui meglio si inserirebbero appare quindi quello del Limes bizantino approntato in difesa del Bolognese dall'espansione longobarda proveniente dalla Toscana:
si tratterebbe dunque della prima linea difensiva rispetto allo schieramento settentrionale dei castelli citati dalle fonti antiche. L'ipotesi potrà essere adeguatamente verificata solo attraverso alcune indagini archeologiche.