Il Territorio come museo
Il Territorio come museo
di Nicola Giuntoli
in "Le Valli della Sambuca", 1999
Nell'area compresa fra il Limentra di Sambuca ed il crinale che va da Poggio Ca' di Marco a Poggio La Croce, delimitata da Pàvana a settentrione e dal fosso dell'Uncisa a sud, si concentrano i segni più rilevanti di oltre un millennio di storia sambucana.
Questo territorio costituisce la parte finale dell'aspra montagna appenninica e dà accesso ai rilievi ondulati della valle del Reno; le sue forme si prestarono bene per consentire, controllare e impedire, se necessario, il passaggio da e verso la pianura padana.
Qui transitarono molto probabilmente Etruschi e Romani; ma i Bizantini, forse, furono i primi a sfruttarne le potenzialità difensive erigendo sul crinale possenti ed estese fortificazioni a contenimento dell'espansione longobarda, proveniente dal territorio pistoiese.
Poggio la Croce è contornato da muraglie "a secco" dello spessore di circa 2 metri, resti di un castelliere la cui memoria è conservata nel toponimo Monte di Castro, che designa la zona sottostante. Altri tratti di muri si ritrovano intorno al Poggio Torraccia e sul costone che precipita verso Castello di Sambuca. Ma forse sono riferibili ad un'altra storia: a quando Pistoia, in età comunale, controllava il valico dell'Appennino ed aveva esteso il proprio potere anche su queste terre, feudo del vescovo pistoiese fin dall'alto medioevo.
Alla villam de pavano, sulla quale l'imperatore Ottone III aveva confermato nel 998 la potestà della mensa vescovile, e che costituiva il centro amministrativo del feudo, fu associato nella prima metà dell'undicesimo secolo il Castello di Sambuca: costruito sopra un alto costone roccioso sul versante sinistro del Limentra a difesa del territorio vescovile e della strada che l'attraversava, custodisce ancora oggi elementi significativi della funzione politica e militare che rivestiva un tempo.
Sul lato settentrionale il grande edificio della canonica, la chiesa e, più in alto, la rocca conservano in parte l'idea di potenza che il castello doveva comunicare ai nemici in marcia di avvicinamento: in particolare la grande torre pentagona che dominava tutta l'area dall'alto dei suoi venticinque metri.
Adesso queste possenti muraglie si oppongono solo ai venti freddi del nord, a difesa delle case del paese che si affacciano sulla valle. Nelle opere di sostegno degli orti che occupano il bordo meridionale sono inglobate tracce eloquenti delle antiche mura merlate che racchiudevano il castello. La cantonata nord-orientale della canonica mostra parte dello stipite e del l'alloggiamento superiore del cardine della porta bolognese.