163 - Via Francesca della Sambuca

Ultima modifica 6 maggio 2021
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Cavanna: La Via Francesca della Sambuca

La Via Francigena era un lungo itinerario percorso per lo più da pellegrini, diretti a Roma verso sud o in Francia e Santiago di Compostella, nella Spagna settentrionale, verso nord.
La Via Francesca della Sambuca era, come si dice, un diverticolo, cioè una variante o una scorciatoia di tale via principale. Essa collegava Pistoia a Bologna, seguendo sul versante toscano il crinale fra la Brana e l'Ombrone, passando per il Signorino e la località Ricavo, fino a guadagnare il crinale spartiacque a quota 932 al Passo del la Collina: di qui scendeva a Spedaletto, l'antico Pratum Episcopi, la cui esistenza è documentata per la prima volta in una bolla di Urbano Il del 1090, sede di un Ospitale, luogo di accoglienza, difesa e cura per i pellegrini che «passavano l'alpe».

La Via Francesca poi seguiva il fondovalle, dapprima in destra Limentra attraversando Stabiazzoni, superava poi il fiume a San Pellegrino al Cassero, proseguendo a monte del Corniolo per Ronco di Serra (in cui sono presenti le rovine di un antico edificio che la tradizione indica come «il tribunale»): nel luogo ora denominato Bellavalle, ma che fino a pochi decenni orsono era detto La Sega, lo storico itinerario abbandonava il fondovalle per risalire al Castello di Sambuca. Di qui, attraversato il Fosso di Camarcione scendeva a Pàvana, e si dirigeva verso il fondovalle, per attraversare nuovamente la Limentra in località Teglia e portandosi, presumibilmente, dapprima in destra Reno (zona Castellina) e successivamente in sinistra Reno in corrispondenza dell'attuale Ponte della Madonna, presso il luogo ove ora si trova Porretta. Di qui, per lo più in sinistra Reno, proseguiva fino a Bologna. È da aggiungere che, mentre nel periodo basso medioevale la Via Francesca correva nel territorio comunale lungo il fondovalle della Limentra, nei secoli precedenti la fine del primo millennio, secondo accreditate ipotesi, la Via Francesca era invece una via di crinale: dal Passo della Collina l'itinerario arcaico della nostra Via, anziché scendere a Spedaletto, che ancora non esisteva, si manteneva in quota seguendo il crinale fra le valli del Reno e della Limentra di Sambuca, aggirando le cime del Monte Pidocchina (m 1296) e del Poggio Le Porte (m 1188), seguendo un tracciato coincidente con quello della attuale Strada della Faggeta, detto anche, in un passato a noi prossimo, Via Lombarda.
A Posola l'antica strata seu via per quam itur ad ... Sanbuce, proseguiva in discesa a metà costa per Casale, Ca' di Giamba, Castello di Sambuca, ove l'antico ed il nuovo percorso tornavano a coincidere.
Il tracciato dell'antica Via Francesca della Sambuca fa parte della rete di sentieri proposta in questa guida. Naturalmente le strutture originarie sono andate perdute: alcuni tratti sono stati asfaltati, altri resi rotabili, in altri è invece possibile muoversi su tratti lastricati che ci riportano assai indietro nel tempo. Il sentiero 171 ed il 173 la percorrono per poche centinaia di metri, a valle di Pàvana, mentre il sentiero 163 la percorre per un lungo tratto da Pàvana fino al Passo della Collina. Il tracciato di fondovalle, essendo stato utilizzato e distrutto durante la costruzione della Via Leopoldina degli anni 1845 e seguenti (da cui è derivata la attuale Strada Porrettana), ne è rimasto sconvolto: è riconoscibile e percorribile soltanto per brevi tratti e pertanto non è stato inserito nella rete di sentieri.
Chi desiderasse approfondire gli aspetti sia storici che di tracciato dell'antica Via, può consultare gli scritti degli studiosi pistoiesi Natale Rauty e Ferruccio Capecchi.

Descrizione del percorso

A Ponte della Venturina si attraversa il ponte sul Reno in direzione della Toscana e subito dopo si abbandona la strada statale, prendendo a destra per una stretta stradina asfaltata che gira dietro il locale Hotel Belvedere. Al primo bivio prendere a sinistra verso l'alto: inizia la mulattiera che in pochi minuti ci porterà a Fondamento. Attraversato tale borgo, il sentiero, che qui è stretto e sale per una ripida erta, passa accanto ad un impianto di conifere e prosegue poi attraverso castagneti: ad un bivio di sentieri proseguire diritto fino ad immettersi in altro sentiero più largo. Prendere a sinistra, in discesa, fino a giungere ad un gruppo di case, La Torraccia. Prendere a destra per strada sterrata: alla prima casa che si incontra, seguire un viottolo a sinistra, in discesa. Si giunge così a Pàvana, antico borgo, di cui nel 1998 si celebrò il millenario e che merita una visita: la sua più antica menzione (Villam de Pavano) è in un diploma di Ottone del 998. Ma le origini potrebbero essere ben più remote:
riguardo l'origine del toponimo Pàvana, scrive infatti il prof. Franco Violi, studioso di toponomastica e presidente della Sezione Lettere dell'Accademia Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Modena: «non v'ha dubbio che si debba risalire all'etrusco PAPNA, movente dal personale etrusco PAPA più il ben noto suffisso di derivazione (proprietà) -NA, che ritroviamo in tanti toponimi etruschi, cfr. Felsina, Mutina, ecc.».

Francigena

Concorda con la derivazione di Pàvana dall'antroponimo etrusco PAPA il prof. Carlo Alberto Mastrelli dell'Università di Firenze.
A Pàvana, dunque, iniziamo a percorrere un tratto dell'antica Via Francesca della Sambuca, che nel Medioevo collegava Pistoia al Castello della Sambuca, e di qui proseguiva lungo la valle del Reno fino a Bologna. Tale strada, che conserva molti tratti selciati e costituiva un ramo della Via Francigena, è di particolare interesse per la sua tecnica costruttiva, per le testimonianze di civiltà e cultura montana a cui avvicina l'escursionista, per i fatti storici cui è legata.
Giunti alla chiesa, dedicata ai SS. Maria e Frediano, prendere di fianco alla stessa, per strada asfaltata in salita: dopo cento metri, in corrispondenza ad un tornante, prendere a sinistra per strada che passa a valle del camposanto e si inoltra per boschi cedui e castagneti.
Il primo ripido torrente che si attraversa è il Fosso di Camarcione, che separava in passato la parrocchia di Pàvana da quella di Sambuca.

Si giunge poi, mantenendoci a metà costa del versante sinistro della valle del Limentra di Sambuca, a La Capanna, gruppo di case utilizzate per lo più nella bella stagione. Siamo in vista ormai del Castello di Sambuca: subito dopo La Capanna non prendere la strada carrozzabile in salita, ma il sentiero a sinistra in discesa, che, dopo avere attraversato la profonda incisione del Fosso della Fornella, ci porta con una breve ma ripida salita al Castello di Sambuca.
Esso fu costruito nel 1055 dal Vescovo di Pistoia al centro del suo feudo. Sono visibili nella parte alta la rocca e la torre; con qualche difficoltà, invece, i resti delle antiche mura. Di grande interesse il borgo, che conserva l'antica struttura e la chiesa medioevale di Sant'lacopo e San Cristoforo, trasformata e modificata alla fine del Settecento.
Il Castello, posto lungo l'antica Via Francesca, come detto, era in posizione dominante ed imprendibile, sulla valle della Limentra. Oggi per tale sua caratteristica ci offre un panorama veramente attraente ed indimenticabile della verde valle della Limentra, dei suoi borghi, dei suoi poggi.
Proseguiamo in direzione sud, partendo dalla pubblica fontana: all'inizio della strada carrozzabile che collega la Sambuca con la statale Porrettana, prendere a destra in salita. Si oltrepassa un gruppo di poche case, la Serra dei Sarti, si attraversano nell'ordine alcuni ripidi torrentelli: il Fosso della Canale (fonte), il Fosso del Bucine, il Fosso di Sant'Antonio. Tali fossi più a valle convergono tutti a formare il Fosso dell'Incisa. In caso di maltempo potremo utilizzare come riparo una caratteristica, rustica cappellina, dedicata a Sant'Antonio.
Ma siamo ormai vicini a Ca' di Giamba e Casale, che attraversiamo tenendoci verso l'alto. Dopo Casale incrociamo la strada asfaltata che seguiamo in salita per breve tratto: i segni bianco-rossi ci indicano poi di abbandonare la strada e prendere a sinistra in discesa (in alternativa, soprattutto in caso di maltempo, si potrebbe tuttavia proseguire seguendo per circa un paio di km la strada asfaltata). Lo stretto sentiero, che scende nel primo tratto, inizia in seguito a salire, attraversando castagneti, oggi purtroppo in totale abbandono, poi una zona sassosa (Acerano), alla fine della quale si ritorna sulla strada asfaltata, presso un trivio esattamente sul crinale fra la valle del Limentra e la valle del Reno, a quota 974. Prendiamo la strada asfaltata, a sinistra in ripida salita, che ci porta a Il Valico (quota 1042) in zona di crinale, da cui si diparte a sinistra un per corso che porta a Cavallino, Pesale e al fondovalle della Limentra. Proseguiamo comunque per la strada asfaltata: più avanti, passiamo accanto al Crocione, che vediamo sulla destra, a quota 1092, punto panoramico con veduta, sull'opposto versante della valle del Reno, dei borghi di Lùstrola, Granaglione, Sambucedro, Boschi, fino a quelli della valle del Randaragna. Più oltre un succedersi di varie cortine di monti, fino a quelli dell'alto crinale: Uccelliera (m 1814), Corno alle Scale (m 1945), la Nuda (m 1827).
La strada, localmente detta «della Faggeta», diviene sterrata e prosegue prossima al crinale, ma mantenendosi sempre nel versante destro della valle del Reno. Altro punto panoramico notevole si ha alla testata di valle della Forra del Cinghione, sotto il Poggio Le Porte (1188 m). La Strada della Faggeta, che noi seguiremo, e che ricalca come detto il tracciato della Via Francesca della Sambuca, prosegue per una decina di chilometri fino al Passo della Collina: era detta dai Pistoiesi anche Strada Lombarda. Tale nome significa «strada che va in Lombardia», in quanto la Padania e l'Italia settentrionale in generale venivano indicate con il nome di Lombardia.

Fino agli anni '50, la Strada Lombarda era una bella via selciata con pietre e lastre di arenaria. Lavori di allargamento e di adeguamento al traffico locale, eseguiti in tale periodo, ne hanno malauguratamente cancellato le originarie caratteristiche.
Seguendo tale strada incontreremo, opportunamente segnalate con vernice bianco-rossa, deviazioni a sinistra (sentiero CAI 161 per San Pellegrino e Treppio) e, dopo poche decine di metri, a destra (per Lagacci, sentiero CAI 175) e più oltre per Casa Bezzi e Frassignoni (CAI 177). La strada diviene più avanti asfaltata: ad un paio di biforcazioni (per Monte Pidocchina a sinistra in salita e poi per Frassignoni a destra in discesa) proseguiamo diritto: la strada diviene di nuovo sterrata e più o meno pianeggiante. Dopo alcuni chilometri attraverso una estesa faggeta, ci si inserisce in una nuova strada sterrata, più larga e meglio tenuta di quella che stiamo percorrendo. Giriamo a sinistra e la seguiamo per venti minuti o poco più, fino a giungere al Passo della Collina, inserendoci così nell'itinerario GEA (Grande Escursione Apppenninica).

Francigena
l'antica via nel punto in cui attraversa il Fosso di Camarcione
Località quota tempi
andata
tempi
ritorno
Ponte della Venturina 401 0.00 5.15
Fondamento 476 0.15 5.00
La Torraccia 518 0.30 4.45
Pàvana 491 0.45 4.30
La Capanna 715 1.20 3.55
Castello di Sambuca 736 1.40 3.40
Serra dei Sarti 800 1.50 3.30
Ca' di Giamba 838 2.20 3.10
Casale 850 2.30 3.00
Quota 974 974 3.00 2.35
Il Valico 1042 3.15 2.25
Crocione 1092 3.25 2.10
Due Piazze 1103 3.40 2.00
Poggio le Porte (pendici) 1100 3.50 1.45
Monte Pidocchina (pendici) 1150 4.15 1.25
Poggio Moscona (pendici) 1100 4.40 1.00
Passo della Collina 932 5.40 0.00