Vittorio Santoli
Vittorio Santoli (Pistoia 11 marzo 1901 - Firenze 12 febbraio 1971), figlio dell'eminente storico Quinto Santoli e di Bianca Bartoletti,fu avviato dal padre allo studio delle lingue straniere e, fin da ragazzo, si appassionò in modo particolare al tedesco.
Durante le vacanze a Sambuca egli fu notato dall'illustre compaesano Michele Barbi che riuscì ad interessarlo agli studi che stava compiendo sulla letteratura popolare: nell'arco di pochi anni il giovane Vittorio divenne il principale collaboratore del Barbi in queste ricerche.
A questo insigne maestro infatti è dedicato il suo studio intitolato "I canti popolari italiani" che verrà pubblicato per la prima volta nel 1940.
Parallelamente a questo grande interesse per i canti popolari italiani (ne rintracciò un gran numero anche a Sambuca e sulla montagna pistoiese in genere), egli sviluppò le conoscenze anche in direzione dei suoi studi scolastici e universitari fino a divenire uno dei maggiori germanisti a livello mondiale.
Vittorio Santoli arrivò a ricoprire il ruolo di Professore Ordinario di lingua e letteratura tedesca all'Università degli studi di Firenze dal 1937 al 1967, anno in cui ebbe anche l'onore di essere accolto come membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei come già avvenne in precedenza al suo maestro e compaesano Michele Barbi.
Come germanista egli pubblicò nel 1955 un'importante "Storia della letteratura tedesca" nella quale, per la prima volta, si tenta di affrontare i temi in modo comparativo con la storia della letteratura di altri Paesi.
Altre opere da citare sono: il "Wackenroder e il misticismo estetico" (sua tesi di laurea del 1923), "Goethe e il Faust" del 1952, "Fra Germania e Italia. Scritti di storia letteraria" del 1962, "Dal diario di un critico. Memorie di un germanista (1936-1957) e "Aspetti della tradizione scritta e orale nella poesia in Italia" del 1969.
Inoltre, insieme a Carlo Pellegrini, Vittorio Santoli fondò nel 1946 la rivista di studi letterari dal titolo "Rivista di letterature moderne".
Tuttavia, se dovessimo ricercare oggi, a oltre trent'anni dalla sua scomparsa, una prova dell'attualità della sua opera, preferiremmo citare un passo tratto da "I canti popolari italiani" dove l'influenza del Barbi è stata più incisiva. Si tratta di una posizione nella quale poesia popolare e poesia colta o d'arte vengono messe sullo stesso piano in un sistema di corrispondenze biunivoche ! Ma vediamo cosa afferma nel testo citato: - "La popolarità effettiva, storica, di una poesia è data, dunque, dalla sua tradizione, non dalla forma e dallo stile. Per la forma interna, anzi,certi inizi di rispetti toscani, la cui bellezza colpì uno storico di tanta esperienza come il Ker, potrebbero figurare benissimo in canzonieri illustri e, viceversa, certi inizi di componimenti di autori celebri venir scambiati per popolari. Più di una romanza spagnola è stata fatta da grandi poeti,altre debbono la loro nobile forma all'intervento di artisti esperti".
In tal modo, a nostro avviso, il Santoli sancì a livello accademico ciò che Pier Paolo Pasolini aveva già intuito a livello poetico.
Ma concludiamo con le parole testuali che il grande germanista Ladislao Mittner pronunziò a Roma all'Accademia dei Lincei il 10 marzo 1973 in occasione del secondo anniversario della sua scomparsa.
In quel momento, commentando un piccolo saggio del Santoli, il grande accademico istriano così si espresse: - "Se un sonetto ben fatto vale un intero poema, la relazione santoliana non solo vale più ma contiene più di certe interminabili storie letterarie di autori che tutto hanno divorato e nulla hanno digerito; quanto alla sua pratica utilità, vorrei dire che quell'ormai stinto e sdrucito fascicoletto, è la sola opera che da un quarto di secolo tengo sempre sul mio tavolino".
di Edgardo Ferrari