Frassignoni

Ultima modifica 7 maggio 2021
 

frassignoni

Frassignoni

di Piero Balletti
in "Storie della Sambuca" 2001

È una frazione posta alla estremità sud occidentale del comune, sul versante destro della valle del Reno. È suddivisa in diversi villaggi: come quota di riferimento si può prendere quella della chiesa, dedicata ai Santi Maria e Carlo, e che è di 748 metri. Veramente poco numerosi coloro che vi abitano in modo continuativo: una dozzina in tutto suddivisi fra La Chiesa, Casa Andreani, Casa Novelli, Casa Bezzi e Casa Martinelli. Le case vuote d'inverno tornano ad animarsi d'estate e nei fine settimana. Frassignoni è collegata con strada asfaltata a Pracchia, da cui dista un paio di chilometri.

È sovrastata dalla cima della Pidocchina (m 1296): si affaccia sulla verde valle del Reno, di fronte, al di là del fiume, alla cima piramidale del monte Cocomero (m 1368) ed alle sue selvagge pendici solcate dal Rio di Casa Piattella e dal Fosso di Olivacci, detto anche Fosso del Partigiano.

La zona in cui Frassignoni si trova, da un punto di vista litologico, è costituita da un flysch arenaceo alternato con siltiti (formazione di monte Cervarola-Macigno). Tale substrato è adatto alla vegetazione del Castagno, diffuso fino alla quota di 900-1000 metri. In tale fascia, nelle zone ove la coltivazione del Castagno in passato non fu effettuata, troviamo la "macchia", cioè cedui di Roverella, Cerro, Orniello, Carpino nero, Castagno selvatico. Oltre i 1000 metri, quota oltre la quale il castagno non può vegetare, prevalgono boschi cedui di Faggio.

Il principale borgo di Frassignoni è Casa Andreani, che attualmente ospita il locale della Pro loco. A sud ovest, in direzione di Pracchia si trovano la Chiesa, Casa Santini, Casa Novelli, la Bambocchia. A Casa Santini una lapide murata sulla facciata di una casa ricorda l'ospitalità offerta al cardinale Malvezzi durante la sua visita pastorale del 1754: «D.O.M. DIE XII OCTOBRIS MDCCLIV HIC FUIT CARDINALIS MALVEZIUS ARCHIEPISCOPUS BONONIENSIS PRINCEPS S.R.I.». A tramontana di Casa Andreani invece si trovano i nuclei di Case Lucci (Caselluccia nel Catasto granducale del 1656), di Casa Martinelli, del Masseto, del Poggio. A levante di Casa Martinelli il villaggio di Casa Rospi. A quota più alta il grosso borgo di Casa Bezzi (m 859), notevole per la presenza di antichi edifici: sugli architravi delle porte d'ingresso e nelle cornici in pietra di alcune finestre sono degne di interesse incisioni di carattere religioso e decorativo, mentre su una pietra cantonale sono raffigurati gli strumenti di lavoro di antichi mastri muratori.

Fino agli anni Cinquanta a Casa Andreani furono presenti due locande, "Gaggioli" e "Lina" erano i loro nomi. Negli anni Settanta a Casa Andreani cessò l'attività una rivendita di generi alimentari con annesso bar. L'ufficio postale, infine, sopravvisse fino al termine degli anni ottanta. L'esodo dei residenti ed il conseguente spopolamento ne provocarono la chiusura. Oggi al centro del paese, nel locale che ospitò la scuola elementare e la Misericordia, vi è un pubblico locale gestito dalla Pro loco, che effettua servizio di bar. È attivo nei fine settimana e nei mesi estivi, in cui vi è un forte concorso di villeggianti e turisti.

Relativamente all'origine del nome del paese, Mastrelli scrive: «Frassignoni, pare difficile trovarvi un deriv. del lat. FRAXINUS "frassino" (cfr. Pieri, Toponomastica della valle dell'Arno, 238, Toponomastica delle Valli del Serchio e della Lima, 89, Toponomastica della Toscana meridionale e dell'Arcipelago Toscano, 182) ma potrebbe derivare da un agg. lat. FRAXINEUS sostantivato + suff. -ÒNE (Cfr. Pellegrini, Toponomastica Italiana, 339; Frassignòn a Padova); ma non è da escludere che Fra- possa essere una deformazione di fòrra in protonia [...]; per quanto Frassignoni sia attestato fin dall'a. 1291 si può pensare che la pronuncia Frassignòri (variante di Frassignòni) denunci l'origine da signòre (lat. SENIOR SENIORIS) ben attestato in toponomastica".

La più antica documentazione di Frassignoni (Frascignoni) è nello Statuto della Sambuca (1291-1340).

La Chiesa dedicata ai Santi Maria e Carlo è situata nella borgata omonima. Divenne sede di parrocchia nel 1784 ed entrò a far parte della diocesi di Pistoia essendo vescovo Scipione de' Ricci, mentre in precedenza dipendeva dalla diocesi di Bologna, come peraltro tutte le chiese della Sambuca. Ha origini seicentesche: ha subito modifiche rilevanti nei secoli successivi, come ad esempio l'ottocentesco portico sostenuto da colonne di arenaria. La festa tradizionale del paese ricorreva l'8 settembre, giorno di Santa Celestina. Si ricordano due cerimonie processionali a cui partecipavano tutti i paesani: la prima per la festività del Corpus Domini, in cui la strada fra la scuola e la chiesa veniva ricoperta con un tappeto di fiori; la seconda il giorno dell'Ascensione in cui si saliva per sentieri alla Croce dei Prati. Tale croce è tuttora visibile sulle pendici del Monte Pidocchina, cima di 1296 metri, posta sul crinale che separa la valle del Reno da quella della Limentra di Sambuca. Nei pressi, a 1100 metri di quota, in una radura che si affaccia sull'alta valle del Reno, si trova il caratteristico ristorante «Silvana» o «della Faggeta»: ha apertura estiva ed è rinomato per la sua cucina a base di specialità locali. Secondo la tradizione la Faggeta era una antica foresta di faggi giganteschi che si trovava a monte di Frassignoni. I vecchi raccontano che era tanto fitta ed estesa che il vento non poteva spegnere una candela che venisse accesa nel suo sottobosco. Il toponimo ancora sopravvive nella cosiddetta Strada della Faggeta: lunga strada di crinale che dai pressi di Pòsola attraverso il Valico (m 1042), il Crocione (m 1092), il Poggio Le Porte, il Monte Pidocchina (pendici) ed il Poggio Moscona conduce al Passo della Collina (m 932). È una strada percorribile solo con mezzi fuoristrada. Fu tracciata negli anni Cinquanta distruggendo la preesistente via mulattiera con fondo in acciottolato e con muretti di sostegno. Si ritiene che lungo questa via di crinale si snodasse un arcaico collegamento fra Bologna e Pistoia e che di qui passasse la Via Francesca della Sambuca, prima dell'affermazione di un tracciato in fondovalle Limentra, successivo alla costruzione dell'hospitium di Pratum episcopi (Spedaletto).

Nella rete di sentieri che percorrono i dintorni del paese si possono, fra le altre, individuare le seguenti interessanti escursioni:

  • Bambocchia - Lavatoio - Casa Santini - la Chiesa - Casa Bezzi - Strada della Faggeta - Ristorante Silvana - Monte Pidocchina (2 ore).
  • La Chiesa - Casa Andreani - Casa Martinelli - Casa Pudirolo - Lagacci (1 ora).

Questo secondo percorso, segnato dal Club Alpino Italiano, sezione di Porretta Terme, fa parte di un lungo sentiero identificato con il numero 169 che collega, in destra Reno, Pracchia a Ponte della Venturina. L'intero tracciato richiede circa sette ore di cammino.