L'assetto territoriale alla metà del XIII secolo

Ultima modifica 7 maggio 2021

Alla metà del Dugento il territorio pistoiese delle valli della Limentra era suddiviso in quattro comuni rurali: Sambuca, Treppio, Torri e MonticelIi, Fossato. L'alto bacino della Limentra occidentale, dove era l'ospizio del Pratum episcopi, faceva parte del comune rurale di Piteccio. Nel 1255 i consoli della Sambuca, Gualduccio di Cavalcante ed Arrigo di Gianni, insieme al vicario del podestà di Piteccio fissarono i confini dei due comuni alla fossa Stabiazoni, in corrispondenza dell'attuale San Pellegrino al Cassero. Come già si è visto, la Sambuca, nel cui territorio era compreso anche il più antico comune di Pavana del quale erano state ormai spente le mire autonomistiche e secessionistiche, aveva un regime particolare e non era ufficialmente compresa nel districtus pistoiese, al quale appartenevano invece, di diritto, Treppio, Torri e Fossato, in virtù del trattato del 1219. Questo assetto territoriale era ormai definitivo, essendo del tutto rientrate le pretese che erano state avanzate dalla Chiesa romana e dai conti Alberti. Anche un successivo tentativo dei tre comuni di sottrarsi alla giurisdizione pistoiese non ebbe seguito, nonostante che all'inizio fosse stato appoggiato da Pandolfo di Fasanella, rappresentante dell'imperatore nella Tuscia.

Attraverso i verbali del Liber finium è possibile ricostruire i confini dei tre comuni del districtus con sufficiente approssimazione. Il territorio di Fossato era tutto sulla destra della Limentra orientale e confinava a nord con il comune di Stagno, ormai bolognese, ed a levante con i conti Alberti. Sulla sinistra della stessa Limentra era il comune di Torri e Monticelli, che a sud, «dalla parte della Badia a Taona», giungeva fino ad un passo sullo spartiacque appenninico, forse il passo sotto il Poggione, usato ab antiquo per risalire dalla valle della Bure alla Badia. Per questo «iugum alpis» passava anche il confine tra i territori di Treppio e di Torri, che proseguiva poi quasi sicuramente per cresta, fino a raggiungere il ponte di Lentola. Fra Treppio e Sambuca il confine passava per la località di «Pianethi». Per quanto riguarda la Sambuca, come già si è detto, il territorio comprendeva la valle della Limentra occidentale, dal fosso Stabiazoni fino alla confluenza con il Reno, ma si estendeva anche verso ovest fino a comprendere il versante di destra di quest'ultimo fiume, a monte dell'attuale Ponte alla Venturina.

Dei tre comuni del districtus il più popolato era quello di Torri (o meglio di Torri e Monticelli), che alla metà del XIII secolo contava 53 gruppi familiari (o «fuochi»); Treppio ne aveva 38 e Fossato 33. Purtroppo gli elenchi del Liber focorum per questi comuni registrano solo il nome ed il patronimico dei capifamiglia, senza specificare il loro mestiere, con la sola eccezione di un «magister» a Fossato. Sembra ovvio pensare che l'attività prevalente fosse quella agricola e pastorale, come del resto sarà confermato anche alla fine dello stesso secolo dalle rubriche dello Statuto della Sambuca del 1291. In ogni modo le condizioni economiche generali non dovevano essere cattive, perché tra le 124 famiglie di questi tre comuni, una sola è registrata come «povera». Era questa un'indicazione che i compilatori degli elenchi generalmente non trascuravano, perché ciascun comune rurale doveva pagare a Pistoia un'imposta complessiva proporzionale al numero dei «fuochi», ma con esclusione, ovviamente, dei poveri.

Tra le famiglie di Treppio, una è classificata come «nobile» quasi sicuramente si trattava di discendenti di quel ramo dei signori di Stagno che nel secolo XI si era stabilito nel castello di Treppio. All'epoca della redazione del Liber focorum (circa alla metà del Dugento), questi membri dell'antica famiglia signorile non avevano più alcun potere, ma era rimasta loro la qualifica di nobile, senza peraltro il riconoscimento di particolari privilegi.

Sulla base dei dati forniti dal Liber focorum, tenendo conto dei «fuochi» censiti e del numero medio dei componenti di ciascun nucleo familiare (che per l'epoca considerata è stata valutata intorno a cinque), si può approssimativamente attribuire una popolazione di circa 265 persone a Torri; 190 a Treppio; 165 a Fossato, per un totale di 620 persone. Nel XIV secolo, soprattutto dopo la peste nera del 1348, si verificherà un crollo verticale della popolazione, che all'inizio del Quattrocento sarà ridotta per questi tre comuni a 147 abitanti, con una perdita di oltre il 75 per cento.

Non vi sono invece elementi per stabilire con precisione quale fosse la popolazione nel territorio del comune della Sambuca all'epoca della redazione del Liber focorum. Sappiamo solo che due secoli prima il giuramento al vescovo Martino era stato prestato da 55 abitanti del castello (forse i capifamiglia), mentre al giuramento di fedeltà a Pistoia del 1212 erano presenti 75 sambucani (forse anch'essi capifamiglia). È poi da considerare che, a partire almeno dalla metà del secolo XIII, al distretto della Sambuca fu aggregata anche Pavana, che doveva avere una popolazione assai consistente, organizzata già da tempo in comune rurale. Il primo dato certo è quello del 1427, successivo al crollo demografico del Trecento, quando la popolazione della Sambuca appare decimata, con dieci famiglie e 48 individui.

Le vallate della Limentra erano attraversate da varie strade, la più importante delle quali era ancora la strata de Sambuca, vera arteria interregionale, sotto il diretto controllo del comune di Pistoia. Nelle età più antiche questa via, dopo il passo della Collina, doveva proseguire per cresta, lungo lo spartiacque tra il Reno e la Limentra occidentale, per discendere poi a valle nella zona di Pavana. A partire dall'XI secolo, quando nell'antico possesso vescovile fu costruito l'ospizio del Pratum episcopi, si cominciò a frequentare una strada di fondo valle, con attraversamenti del torrente mediante guadi e qualche ponte. Uno di questi, detto il «ponte Mezzano», era stato costruito in corrispondenza del confine tra il districtus pistoiese ed il feudo della Sambuca. Il ponte era difeso da un cassero, dal quale in seguito prese il nome la località di San Pellegrino al Cassero: «fortezza o palazzo del ponte Mezzano dove abita il capitano». Un altro punto fortificato era in corrispondenza dell'ospizio di Pratum episcopi: «fortezza dello spedale di San Bartolomeo di Prato al Vescovo in territorio del comitato pistoiese, con un campanile, dove abita il capitano, ed una campana»

Un'altra strada che acquistò in età comunale una notevole importanza era quella che da Pistoia risaliva la valle della Bure fino al crinale appenninico ed all'abbazia di Fontana Taona. Da qui la via proseguiva per Torri, lungo lo spartiacque tra la Limentra orientale e la Limentrella, e successiva mente collegava Fossato, Stagno, Bargi. Negli statuti pistoiesi del XIII secolo la strata de Fontana Taonis era tra quelle d'importanza interregionale che il comune di Pistoia controllava direttamente. Vi era infine una via trasversale di collegamento con la val di Bisenzio, sulla direttrice Fossato, Luicciana. In prossimità del crinale tra le due valli era stato costruito, a servizio di questo itinerario, l'ospizio di San Bartolomeo a Roti, già documentato nel 1105.

Nella seconda metà del secolo XIII sono documentate anche numerose chiese, sorte in epoca non precisabile, che all'epoca esercitavano funzioni parrocchiali, dipendendo dalla pieve bolognese di San Pietro a Succida. Le chiese erano quelle di Pavana, Sambuca, Moscacchia, Torri, Monticelli, Badi, Treppio, Stagno, Fossato. Aveva funzione di cura d'anime anche la chiesa di Sant'Ilario, nel distretto di Badi, di proprietà della Badia a Taona.