San Pellegrino al Càssero

Ultima modifica 7 maggio 2021

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Il paese di San Pellegrino al Càssero è il primo agglomerato di edifici che si incontra nel territorio del comune di Sambuca percorrendo la statale n. 64 Porrettana dal versante pistoiese; dista dal capoluogo di provincia ben 20 Km e dalla cittadina di Porretta Terme solo 15 Km.

A causa della sua struttura non unitaria difficilmente ci accorgiamo delle numerose frazioni che lo compongono ed anzi chi percorre la statale difficilmente si accorge della loro presenza, in quanto queste sono ubicate lungo strade comunali. Così partendo dal confine comunale con Pistoia, si incontrano Stabiazzoni, Case Bartolino, Le Stelle, Molino dei Tappi, Pianaccio, La Chiesa; qui attraversando il vecchio ponte «Mezzano» e risalendo il crinale lungo una strada panoramica si incontrano, immerse nel verde dei castagneti, le frazioni di Case Pieracci, Case Pasquinetti, Cavanna, Le Traverse, Casa Tecchi e Pianezzi. Ritornando al fondovalle, percorsa la grande curva sulla via Nazionale, si incontrano le borgate di Casoni, Casa Giagnoni, Case Morotti, Case di Meo, Case Capecchi ed infine l'Uncinata. Viene naturale pensare a che bel paesone sarebbe stato se tutti questi piccoli agglomerati di case fossero stati uniti!

Il paese di San Pellegrino, secondo la tradizione, deve il suo nome al passaggio di un giovane viandante, che percorreva la via Francigena: la leggenda lo identifica come il figlio di Romano, re di Scozia. Egli, stanco del lungo viaggio e desideroso di pace e tranquillità, pensò di coricarsi in una zona boscata che stava attraversando. Ma l'indomani mattina fu destato dal canto di un gallo, segno evidente che questo non era il posto migliore per un eremita. Egli riprese quindi il cammino finché giunse in altro luogo, San Pellegrino appunto, ove si trattenne a lungo.

Il nome Càssero, invece, è dovuto ad una fortificazione che serviva da vedetta sul ponte Mezzano che congiungeva le due sponde opposte del fiume Limentra: ponte oggi mal conservato a causa di interventi di ristrutturazione assolutamente non appropriati che non hanno rispettato né la sua storia, né tantomeno l'estetica, né garantiscono l'incolumità di chi vi transita.

Di fronte al ponte l'impianto della chiesa, fondata nel 1519 con le elemosine degli abitanti per la volontà dei due fondatori Giacomo Zagnoni e Silvestro Bargellini; in origine fu un semplice oratorio, sintomatico però della presenza di una popolazione assai numerosa che, desiderosa di un luogo di preghiera più prossimo al paese (rispetto alla chiesa principale di San Giacomo alla Sambuca) e mossa da un sentito senso di attaccamento alla propria terra, desiderava avere un proprio decoroso centro di culto. Quasi alla fine del 1600 la chiesetta divenne sede parrocchiale e gli abitanti fecero costruire di fianco ad essa una torre campanaria.

Per la scoperta delle radici storiche nel 1997 è stato pubblicato un libro a cura del Gruppo di studi di Nuèter e della Società pistoiese di storia patria dal titolo: San Pellegrino al Cassero - Storia e tradizioni.

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La poderosa canonica, in cui più volte lo scrittore verista Renato Fucini trovò ospitalità ed in cui egli ambientò una delle sue novelle, necessita di un intervento di ristrutturazione interna finalizzata ad una opportuna destinazione dell'edificio. A tal proposito la locale Pro loco «Il Càssero» ed il Comitato parrocchiale hanno più volte invitato le autorità politiche e religiose e le associazioni culturali a ridare vita all'edificio (ad es. come punto tappa dell'Ecomuseo, ostello, rifugio, casa di villeggiatura, distaccamento di enti ecc ...). Questo è a buon diritto il fulcro della rinascita di questo paese.

Prima della guerra il paese di san Pellegrino ospitò un cenacolo di pittori e scultori fiorentini della corrente neoclassica, che facevano capo allo scultore Libero Andreotti e di cui oggi rimangono gli edifici di villeggiatura, a testimonianza dei lunghi periodi qui trascorsi.

La vitalità del paese era anche dimostrata dai numerosi esercizi presenti: sei botteghe, quattro mulini, due calzolai, un fabbro, un falegname, l'ufficio postale e la scuola; era abitato da ben 1600 persone che lavoravano qui o facevano i pendolari verso Pistoia o Porretta.

Oggi rimangono solo il bar-generi alimentari noto per le sue genuinità, l'ufficio postale, il falegname. L'associazione Pro loco «Il Cassero» ed il Comitato parrocchiale cercano di recuperare e valorizzare l'intera zona, i suoi edifici storici, religiosi e rurali, ed alcuni dei vecchi mestieri.