La via Francesca

Ultima modifica 7 maggio 2021

La Via Francesca della Sambuca

da: "Percorso Didattico - La Via Francesca della Sambuca nel tratto fra Pàvana ed il Castello di Sambuca"
a cura di Piero Balletti e Nicola Giuntoli

La via Francigena.

Era un lungo itinerario percorso per lo più da pellegrini, che collegava nel Medioevo i due principali centri della cristianità: Roma e Santiago di Compostella nel nord della Spagna. Il nome via Francigena, significa "via che ha origine dalla Francia". Il ramo principale, salendo da Roma, toccava Siena, Fucecchio, Altopascio, Lucca, scavalcava l'Appennino al passo della Cisa, l'antico monte Bardone, volgarizzazione di Mons Longobardorum, e, attraversata la pianura padana, superava le Alpi al Monginevro.

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La via Francesca della Sambuca

Nella lettera circolare scritta intorno al 1250 dall'abate Migliore, Maestro e Rettore dello Spedale di Pratum Episcopi (Spedaletto), si ha la più antica citazione della nostra via: Domus nostra [...] hedificata est in alpibus Pistoriensibus et Bononiensibus. in Strata Francigena que celerius Romam et sanctum Jacobum ducit.

La via Francesca della Sambuca, diverticolo (cioè variante o scorciatoia) dell'itinerario principale, collegava Pistoia a Bologna, risalendo sul versante toscano il crinale fra la Brana e l'Ombrone, passando per il Signorino e la località Ricavo, fino a superare il crinale appenninico a quota 932 al Passo della Collina.

Qui una strada che potremmo definire arcaica, in quanto ricalcava, secondo accreditate ipotesi, antichi tracciati di età etrusca o romana, percorreva il crinale fra la valle del Reno e la Valle della Limentra di Sambuca, aggirando le cime del Monte Pidocchina (m 1296) e del Poggio Le Porte (m 1188), seguendo un itinerario coincidente con quello della attuale Strada della Faggeta, detto anche, in un passato a noi prossimo, via Lombarda. Nei pressi del luogo ove ora si trova Pòsola l'antica via proseguiva in discesa a metà costa per Casale, Ca' di Giamba ed il Castello di Sambuca.

Dopo la fine del primo millennio, si affermò la variante di fondovalle: dalla Collina il tracciato scendeva infatti verso la località Spedaletto, la cui esistenza è documentata per la prima volta in una bolla di Urbano Il del 1090. Da Spedaletto, sede di un Ospitale, cioè luogo di accoglienza, cura e difesa per i pellegrini, la via Francesca proseguiva, prossima al fondovalle, in destra Limentra, e, dopo aver superato il Fosso dei Tre Legni con il ponte tutt'ora esistente, passava per Stabiazzoni. Attraversato di nuovo il fiume a San Pellegrino al Cassero (l'antico "Ponte Mezzano"), la strada si snodava in sinistra della Limentra a monte del Còrniolo e per Ronco di Serra (in cui sono presenti le rovine di un antico edificio che la tradizione indica come il tribunale). Nel luogo ora denominato Bellavalle, ma che fino a qualche decennio orsono era detto La Sega, lo storico itinerario abbandonava il fondovalle per risalire al Castello di Sambuca. Dal Castello, ove il nuovo e l'antico tracciato tornavano a coincidere, la via Francesca scendeva a Pàvana, raggiungeva il fondovalle per attraversare nuovamente il fiume in località Teglia, presso il punto in cui la Limentra getta le sue acque nel Reno. Di qui proseguiva verso Bologna. Il percorso didattico segue lo storico tracciato nel tratto compreso fra Pàvana ed il Castello di Sambuca.

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La via Francesca della Sambuca: tecniche costruttive.

La strada, nella parte organizzata ed attrezzata come Percorso didattico, è nel complesso ben conservata ed è stata, comunque, oggetto di recenti opere di consolidamento o di rifacimento delle strutture. In molti punti per tratti più o meno lunghi, è visibile il fondo lastricato, formato da pietre di piccole dimensioni sistemate per lo più di taglio, con cordonati di lastre più grandi ai bordi. Il fondo stradale ha una larghezza di circa 2,20 metri e nei punti più acclivi si snoda fra muri di protezione, sia a monte che a valle, a volte anche di alcuni metri di altezza. Disposti trasversalmente alla sede stradale i cosiddetti "sciacqui", costituiti da cordonati di pietre messe "a coltello", deviano le acque di ruscellamento al di fuori della strada stessa.Nei punti di attraversamento dei fossi principali (Fosso di Camarcione, Fosso della Fornella) vi sono imponenti opere per il sostegno della strada, per la protezione delle sponde e l'incanalamento delle acque.

Il percorso didattico: da Pàvana al Castello di Sambuca

Lunghezza: 2,4 Km circa. Dislivello: 254 metri. Pendenza media: 10,4 %. Tempo di cammino (senza soste o deviazioni): un'ora circa.

Il percorso didattico è illustrato con cartelli posti alle sue estremità: a Pàvana a lato della piazza a fianco della Chiesa; al Castello di Sambuca presso la fontana pubblica. Altre segnalazioni si trovano lungo l'itinerario.

Fa parte del sentiero CAI - Club Alpino Italiano - Sezione Alto Appennino Bolognese, identificato con il numero 163.

Come si giunge a Pàvana

Pàvana è posta sulla strada statale 64 "Porrettana", che collega Pistoia a Bologna; dista 30 Km da Pistoia, 60 km da Firenze, 60 km da Bologna, 5 km da Porretta Terme. Nel piazzale della Chiesa, dove ha inizio il Percorso didattico, vi è un ampio parcheggio.

Oltre che con il mezzo proprio, Pàvana può essere raggiunta per ferrovia (linea Bologna-Pistoia): la stazione più vicina è a Ponte della Venturina, distante 1,5 km. Pàvana è collegata a Porretta ed a Pistoia anche con autobus di linea.

Come si giunge al Castello di Sambuca

In auto: per strada asfaltata, della lunghezza di 2,1 km che ha inizio dalla statale 64 "Porrettana", in località Bellavalle. Al Castello di Sambuca, soprattutto nella stagione estiva, si può trovare difficoltà per parcheggiare l'auto.

A piedi: percorrendo una ripida e suggestiva via selciata (La Strada degli innamorati), che sale da Taviano. Tempo di percorrenza: 40 minuti.

Informazioni

Per gruppi organizzati e scolaresche sono disponibili guide locali esperte del territorio, nei suoi aspetti storici ed ambientali. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al: Comune di Sambuca Pistoiese, 51020 Taviano (PT) Telefono 0573.893716, fax 0573.893737.

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Luoghi notevoli lungo il percorso

Pàvana: è il più popolato centro del Comune, situato a quota 492, lungo la statale Porrettana.

Sono degni di visita:La Chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Maria e Frediano, che risale alla seconda metà del Settecento.La Diga sul fiume Limentra e l'invaso formato dalle acque della Limentra occidentale o Limentra di Sambuca. La diga, con elegante struttura mista a gravità e ad archi multipli, fu costruita negli anni 1923- 28: il bacino artificiale è collegato attraverso due gallerie allo sbarra mento-presa di Molino del Pallone (sul fiume Reno) ad ovest ed al bacino di Suviana ad est.Il Molino di Chiccone, o Molino del Pontaccio, oggi peraltro non più in funzione, descritto da Francesco Guccini in Cròniche epafàniche.
La Dogana granducale, nella frazione di Valdibura, elegante opera costruita intorno alla metà dell'Ottocento in occasione dell'apertura della Strada Leopoldina (tratto toscano della attuale Porrettana). Gli archi al piano terreno, ora richiusi, permettevano l'accesso e la sosta dei carri all'interno. Si trova in prossimità del fiume Reno, lungo il quale correva il confine fra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio.
Le Logge, caratteristico edificio con porticato e torretta colombaia, costruito verso la metà dell'Ottocento da don Lorenzo Magnanelli: sulle pareti esterne si leggono le scritte "Ambizion disegnò, capriccio fece", "A Dio, alla Patria, agli Amici", "Architetti tirate di lungo". Il porticato è stato recentemente affrescato (1998) dal pittore pisano Paolo Maiani in occasione del millenario del paese (998-1998). Nel piano inferiore vi è una chiesetta, dedicata a San Frediano e che risale al 1787.

Fosso del Pievano. Piccolo corso d'acqua quasi sempre asciutto, che si attraversa dopo aver oltrepassato il cimitero di Pàvana. Qui nel 1914 cadde e morì il pievano della Sambuca: la versione ufficiale interpretò la morte come dovuta ad un incidente, anche se taluni aspetti rimasero oscuri.

Fossa di Camarcione: scorre dai pressi di Pratopiano fino al Bacino di Pàvana. Il tratto della Via che lo attraversa è sostenuto da imponenti opere di briglia in sasso, ancora ben conservate. In passato questo fosso segnava il confine fra le parrocchie di Pàvana e di Sambuca: è stato indicato da Francesco Guccini come confine linguistico, in quanto nelle borgate sulle opposte sponde del fosso si parlano, o forse è meglio dire si parlavano, dialetti sensibilmente diversi: a sinistra il pavanese, che risente fortemente di influenze emiliane, a destra il sambucano che ha lessico e cadenze più toscaneggianti.

Fonte di Angiolino: sorgente posta immediatamente al di sotto della strada: è situata 200 metri a nord della Capanna.

La Capanna: localmente detta La Cavanna. Centro di una diecina di case, abitato nei fine settimana e nella stagione estiva. E' citata per la prima volta nel Catasto granducale del 1587. Posta a quota 705 metri, è attraversato nel senso della lunghezza dalla via Francesca. Da qui, con un sentiero si può raggiungere il sottostante antico borgo di Bubbiana. La Capanna è collegata a Pàvana con una strada rotabile, sterrata nella prima parte.

Bubbiana. Rovine di un borgo citato in antiche carte: Terra bubianise (1078), Bubiane (1291). Si può raggiungere in dieci minuti di cammino percorrendo una via mulattiera che si stacca dalla via Francesca in prossimità del Fosso della Fornella. Degne di visita sono alcune strutture murarie, sopravvissute finora: l'escursione, sconsigliata a persone inesperte, deve essere condotta con opportuna cautela, per pericolo di crolli. Nella parte sottostante il paese è cresciuto un monumentale Leccio, specie mediterranea inusuale su queste montagne.

Fosso della Fornella. Fosso che ha origine fra il Poggio Tonaccia (1080 m) ed il Poggio Ca' di Marco (1065 m) e che scende ripido verso la Limentra in cui confluisce presso Taviano.

Vago della Fornella. Ripida sponda, volta a settentrione, sottostante il Castello di Sambuca e ricoperta da bosco misto e da un impianto di conifere. Il termine "vago" in dialetto sambucano sta ad indicare una zona all'ombra, con esposizione a nord.

Antiche mura del Castello. Della più grande delle tre cinte di mura che difendevano un tempo il castello restano oggi alcuni piccoli tratti, che sorreggono le corti e gli orti delle case poste sul bordo meridionale del paese. A nord la cinta muraria è inglobata nelle strutture della chiesa e della canonica. Della Porta a Pàvana resta, sulla cantonata settentrionale della canonica, parte di uno stipite e dell'alloggiamento superiore di un cardine, costituito da un anello di pietra.

Chiesa di San Cristoforo e Sant'Jacopo, a Sambuca. La struttura romanica originaria fu ristrutturata e ampliata nel secolo XVIII, quando fu costruito anche il campanile dotato sul lato sud di una elegante meridiana in pietra serena. Il portico d'ingresso fu aggiunto agli inizi delI'800. In origine l'accesso alla chiesa avveniva dal fianco sud, dall'antica piazza racchiusa nella seconda cerchia del castello.

La Rocca. Il troncone della torre pentagona (alta un terzo di quanto era in origine) sovrasta la rocca e il paese e si affaccia sullo spazio racchiuso dalla terza cerchia con la porta a sesto acuto, sormontata da un'elegante bifora. Ai piedi della torre sono visibili i resti del fondo in coccio pesto di una delle tre cisterne che assicuravano la scorta d'acqua ai difensori del castello.

Convento di Santa Maria del Giglio. Intorno al piccolo Santuario della Madonna del Giglio, sulla strada per Pistoia a poca distanza dal paese, sorse a partire dal 1722 un convento che divenne successivamente un conservatorio destinato alla educazione delle fanciulle. Trasformato all'inizio del Novecento in un orfanotrofio con annessa scuola elementare esterna, è oggi tenuto dalle Suore Francescane dell'Immacolata, che lo utilizzano in inverno come casa di riposo e durante tutto l'anno come casa per ritiri, esercizi spirituali e convegni a carattere religioso.

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